Il vestito rosso

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C’era una volta un fungo tutto verde che abitava in un prato altrettanto verde: Verdino.
Viveva con la moglie Verdina e, in autunno, mettevano al mondo un mucchio di figli, Verdinetti i maschi e Verdinette le bambine.
Vivere in quel prato era bellissimo perché lì c’era sempre un po’ d’acqua, che è importante per i funghi quanto l’aria per noi; anche se pioveva poco; e in mancanza di pioggia c’era comunque la rugiada. Tutte cose che gli altri funghi che vivevano nel bosco non avevano, perché là sotto se la pioggia era leggera non riusciva a passare, e tanto meno passava la rugiada.
C’era però un problema. Così verdi nel prato tutto verde, nessuno li vedeva, e succedeva spesso che qualche capriolo sbadato, o qualche cinghiale – i cinghiali girano di notte quando si vede poco – senza volerlo li ammaccasse o rompesse loro un pezzetto del cappello.
Così un giorno Verdino e Verdina chiesero aiuto a Fata Erbettina, che governava e faceva andare per il meglio tutte le cose dei prati e delle praterie.
Cara fata, dissero, nel prato si vive benissimo, ma con questo colore nessuno ci vede, e anche se tutti ci vogliono bene, senza volerlo ci pestano continuamente. Potresti fare qualcosa? Almeno per i nostri bambini…
Vediamo, vediamo un po’… rispose pensierosa Fata Erbettina mentre carezzava con la mano sinistra la bacchetta magica che teneva nella destra.
Cambiarvi colore non è possibile, posso però vestirvi con qualcosa di appariscente. Di rosso, magari. Cosa ne dite?
Andrebbe benissimo. Il rosso nel verde lo vedono tutti – esclamarono entusiasti i nostri amici. Lo vedono persino i cinghiali e i tassi che girano di notte.
Tornate domani, che vi preparo i vostri vestiti rossi fiammanti tutti nuovi. Su misura, apposta per voi, concluse Erbettina sorridendo.
Perché le fate, a differenza delle stregacce, sono molto gentili e hanno un cuore d’oro.
Il giorno dopo Verdino e Verdina corsero dalla fata.
Ecco i vostri vestiti.
Che belli, esclamarono i funghi.
Però non potete indossarli subito, perché il colore è ancora umido e bisogna che sia ben secco se no sbiadisce. Domani, fino a domani…
I funghi ringraziarono e, tornati a casa, stesero subito i nuovi abiti al sole sull’erba. Perché a quei tempi nessuno aveva ancora inventato gli stendibiancheria.
Giunse infine il giorno successivo. Ma… il rosso smagliante era tutto punteggiato da pezzetti bianchi.
Era successo che le tarme, già a quei tempi attivissime, quasi come i politicanti oggi, avevano rosicchiato la stoffa lasciando trasparire la fodera bianca.
Che guaio, pensarono i nostri amici, e ci rimasero ben male.
Poi però, riflettendoci bene, il rosso punteggiato di bianco si vedeva ancor meglio, tra l’erba verde, che non il rosso soltanto.
Indossarono dunque i loro abiti nuovi e da quel giorno nessuno li pestò più.
Tanti e tanti anni dopo, quando gli uomini giunsero da quelle parti, chiamarono quei funghi Amanita muscaria, ovolo malefico per i meno sapienti, perché quei funghi anticamente verdi – mi ero dimenticato di dirlo – erano velenosi e dunque non buoni da raccogliere e mangiare.
L’uomo ha sempre avuto il difetto di trattare male quello che non gli serve, come fosse lui solo il padrone del mondo. Per questo ancora oggi qualcuno rompe i funghi non buoni, per dispetto o per rabbia.
Male. Malissimo!
Anche perché, se venisse a saperlo Fata Erbettina, potrebbero essere guai.