Il sassolino di Lazzarà

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Colle di Lazzarà, 2 novembre 2021

Come quello della Vaccera anche quello di Lazzarà è un colle dolcissimo. Estese praterie aride a sud e boschi cespugliati fitti e umidi a nord. Il colle segna un cambio di mondo. Da una parte il regno del sole, dall’altra quello dell’ombra. A dividere i due mondi una corona di larici antichi, cresciuti sul crinale per godere del caldo e al tempo stesso dell’umidità che giunge dall’altro versante.
Da una parte la vista della pianura mentre lo sguardo scende lungo il vallone di Pramollo per seguire poi la Val Chisone, nel suo pigro confluire laggiù, dove staziona eterna la nebbiolina; dall’altra le montagne maestose della Val Germanasca e, oltre lo spartiacque di punta Ceresa e Tre Valli, a nord-est, quelle altrettanto grandi della Val Chisone.
Il colle di Lazzarà è luogo unico di unione, di genti, di terre e di climi.
Luogo di bellezza e di pace.
Sul colle, proprio a metà, si giunge in auto, vi si può raccogliere un sassolino ricordo soltanto aprendo la portiera, senza scendere, senza nemmeno assaggiarlo quel suolo: così che su quella terra, per un attimo piatta, si moltiplicano i segni della maleducazione umana.
E pure del vandalismo, che si accanisce contro le strutture lì poste a salvaguardia di un luogo tanto bello.
Guardando l’immensità del cielo che col freddo ritrova i suoi colori più speciali arricchiti da cirri di nuvole giocherellone, vivendo quel silenzio profondo che non fa paura ma tanta pace suggerisce, un velo di tristezza ci coglie.
Com’è possibile sporcare un simile luogo, caro alla terra e al cielo, a tutti i viventi; com’è possibile in tanto luogo vociare e scorrazzare per i prati con moto e altre porcherie meccaniche senza sentire un po’ di vergogna…
Forse tanta bellezza non la meritiamo davvero.

Per fortuna adesso la neve è arrivata anche sul colle e ha nascosto tutto.
(Come gli struzzi con la testa sotto la sabbia).

Colle di Lazzarà, 16 novembre 2021


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