E’ arrivata

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Ancora una volta, alla faccia dei G di varia numerazione e comune sostanza – gli affari -, dei tavoli a geometria variabile, rotondi, quadri, corti o bislunghi imbanditi d’aria fritta abbondante; alla faccia di quanti raccontano frottole e di quanti, più finemente, rifilano panzane, ancora una volta, dicevamo, la neve è arrivata. Un miracolo. Quasi come quello di S. Gennaro a Napoli – quando avviene.
Nelle parti medio alte delle valli.
Bellissima e precoce.
Se è avanguardia di quanta dovrà ancora venire, avremo un inverno canonico, perfetto, pulito e incantato.
L’umidità era giusta, la temperatura pure. Condizioni ideali per colorare i larici, piante antiche, precise e puntuali, tanto speciali da perdere gli aghi pur essendo conifere. Forse per meglio potersi decorare.
Così la montagna s’è fatta tutta arancio, a tratti gialla e ogni tanto, per variare, qualche larice s’attarda col verde, neppure tanto stanco, a punteggiare il bianco della neve per dire che sì, arriva l’inverno, ma soltanto per aprire la strada alla prossima primavera.
Arancio di larice e bianco di neve. Si può desiderare di più?
Gli occhi passano da una pianta all’altra e non si stancano di guardare. Tutto attorno ai larici, altri colori, smaglianti nel sole, parlano di altre piante. Le rose selvatiche ostentano i frutti quasi con presunzione, ma sono tanto belle da poter perdonare questo loro piccolo peccato; belle forse più di quando sono fiorite, perché uniche, assieme ai larici, a dominare la tavolozza dei colori.
Altri cespugli mostrano le braccia nude, i loro frutti son caduti da tempo, ma la scultura che offrono, di ricamo e di cesello, incanta gli occhi e li confonde se cercano di seguire la trama dei rami.
Pini e abeti osservano con indifferenza, per una volta non calamitano l’attenzione, ma tra poco torneranno prim’attori, l’unico colore sarà il loro, il verde che copre a tratti la terra sempre, anche quando c’è la neve, anche quando si saranno spogliati i larici e le rose avranno ceduto i frutti.
Tutto questo è la neve.
Dove c’è un po’ di quiete, dove rimane un po’ di pace.
Anche i sassi e le rocce si fanno belli, complice la luce della neve. Puliti, essenziali. Monumenti, quali sono; più vecchi di tutti e più longevi, ma nemmeno loro infiniti.
Di infinito c’è soltanto il blu del cielo, pulito e ancor più dolce con la neve.
E forse è infinita anche la sua pazienza a sopportare le sfacciataggini umane.
Per questo ancora una volta è arrivata la neve.


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