Le campane di Lageard

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La chiesa di San Giuseppe

Chi passa correndo per Perosa Argentina diretto alle sembianze cittadine di Sestriere, appena superato Meano, nemmeno immagina che lì, sopra di lui, possano esserci tre belle borgate, tre graziosi villaggi aggrappati alla montagna, nascosti dai boschi, ben riparati a crogiolarsi al sole: prima Lageard, poco più in là Grange e ancora, leggermente più in alto, Briera.
I Lageard è il villaggio più grande e il primo che si incontra appena superato un torrentello stagionale, oggi secco ma feroce e impetuoso quando il cielo piange tanto.
Un pilone votivo dedicato a Sant’Antonio Abate e a Santa Lucia accoglie chi arriva. Poi ecco la chiesa di San Giuseppe, imponente sulla destra.
Terra di devozione, non c’è dubbio.
Soltanto oltre, più a Nord, le case degli umani.
Fatti pochi passi in piano, una grande vasca in pietra saluta chi arriva. L’acqua è poca perché la stagione è secca e l’inverno è stato avaro di neve. La vasca è bella anche così e le basterà poco, quando vorrà il cielo, per rianimarsi e ritrovare voce come il torrente che da basso scorre.

Colori

Le case sono strette ben abbracciate, per lo più bianche, con altri colori qua e là a rendere tutto più bello.
Una ha le aperture orlate di rosa, a mente di gelato fragola e limone; un’altra è gialla, come potrebbe essere una crema allo zabaglione. Con vino bianco.
Anche i vetri di San Giuseppe sono colorati, ma non a mosaico: a scacchiera.
Qualche murales si mescola a tinte e colori.
Uno mostra un daino, che proprio nulla c’entra con il luogo, ma si capisce subito che narra di una favola, dove tutto è permesso. Vicino, una ragazza anche lei dipinta s’affaccia alla finestra: forse è lei che racconta.

Il daino dei Lageard

Le stradine vanno e vengono, tutte sempre strette; salgono e scendono. A forza di girare tanto, potresti smarrire la via da cui sei venuto, anche se è difficile smarrirsi in una valle, dove il sole segna il cammino, e assieme a lui i suoni: poco sotto i Lageard, infatti, appena di là della strada grande della valle, scorre il Chisone, e canta. Sempre. Anche di notte.
Quel suono ti guida continuo e accompagna, come la campana di San Giuseppe. Parla poco, ogni quindici minuti soltanto, ma scandisce i giorni e le ore, a dirti che il tempo corre e da quale parte nel dedalo di viuzze sei finito.
È bello il suono della campana di San Giuseppe mescolato al canto dell’acqua del Chisone.
Un concerto turbato soltanto dalle auto che corrono al Sestriere dal volto cittadino: ma si possono dimenticare, si possono non sentire, mentre l’altra melodia carezza i pensieri e guida i passi e gli occhi tra i muri dipinti e le porte e le finestre orlate di rosa dei Lageard. E fa tutto dolce.
A Perosa Argentina, appena prima di Roure, ai piedi delle grandi rocce del monte Bocciarda, vigili dall’alto a che i suoni non si perdano nel nulla e giungano a cullare gli uomini che hanno tempo per ascoltare.

I Lageard da Roca Belvè

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