5 ponti

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Ponte pedonale

Pomaretto è terra di ponti.
Dato che il ponte è una delle opere più belle realizzate dall’uomo, e considerando che Pomaretto ne ha cinque, Pomaretto è una terra bellissima. Fatta così bella da tanti ponti.
Tre sono quelli al centro.
Uno è snello da far paura. La Plancho lo chiamavano, perché prima di essere in muratura era in legno; oggi, semplicemente, è lou Pount Pedounâl – il ponte pedonale – o anche, lou Pount dâ Poumaré – il Ponte di Pomaretto.
Certamente han giocato al risparmio quando l’han costruito, con quelle gambe così sottili e quell’arco tanto esile da chiedersi come possa reggersi lassù. Ma è soltanto un’impressione. Anche se han preferito farlo pedonale, ha retto a tutte le alluvioni, alle angherie umane e continua a collegare le due sponde affinché la gente non debba sfiancarsi per andare da una parte all’altra.

Ponte nuovo

Poco più a monte eccone un altro di ponte. Lou Pount Naou – il ponte nuovo. Grigio cemento e blu rabbia. Modernissimo. Però è gobbo come quello dei Romani, o delle illustrazioni delle fiabe: sali da una parte e scendi dall’altra. Sarà per coniugare modernità e antichità. Durissimo, solidissimo. Lì sopra ci può passare di tutto. Ma a noi pare proprio bruttino. Sta alla Plancho come un obeso sta a un centometrista.
Il terzo è lou Pount dî Masèel – il ponte dei Masselli- il più bello, ad archi, tutto in pietra. Il pilone centrale è dritto su uno spuntone di roccia che emerge dal letto del Germanasca, quasi a dividerne in due il flusso.
Peccato che a monte qualche babbeo abbia imbrattato di verde le rocce. Poggiato sulla roccia viva, è timido e modesto, tanto che se non sai di lui non lo vedi. Anche su questo non si può passare con l’automobile, ma non per motivi di sicurezza, quanto per non disturbare la quiete di quelle pietre che tante alluvioni hanno vinto e altrettante vinceranno.
Gli altri due ponti fungono da confine.
Quello a valle con Perosa Argentina. È lou Pount dî Carabinìe – Ponte dei Carabinieri – sul Chisone, anonimo. Posto vicino alla Caserma dei Carabinieri, se ne sta zitto zitto e svolge il proprio compito senza nulla suggerire agli occhi.

Ponte Batterello

L’altro, all’estremo a monte, lou Pount Batrèl – Ponte Batterello – segna il confine con Perrero. Costringe la strada che s’accinge a inoltrarsi nella valle del Germanasca a compiere una ‘Z’ stretta stretta, per esser lui più corto e meno dispendiosa la costruzione. Come saggiamente usava un tempo. Qui, se in auto non rallenti, salti in acqua a disturbar le trote. Pure questo è bellissimo, anche se non si vedono le pietre: le hanno intonacate. Stessa mano costruttrice del Pount dî Masèel, non c’è dubbio: due archi, con un pilone centrale poggiato su una roccia che salta su a metà del letto del torrente. Dimesso da sopra, impone rispetto e ammirazione se osservato dal basso.
Nessun altra terra delle valli ha tanti ponti e così belli – contiamo anche quello color cemento e rabbia.
Forse per questo soltanto nella terra di Pomaretto resistono e prosperano i vigneti.
Le cose belle vanno sempre assieme, a braccetto strette strette.
(Consulenza linguistica, A. Pons)

Ponte dei Masselli dalle vigne di Pomaretto

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